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The essay constitutes the historical premise for the contribution of Marco Biffi, dedicated to the pharmacological Jesuat manuscript (1562), and it describes the context in which was produced this manuscript, the most important pharmacological codex of the Jesuats: San Girolamo in Lucca. Is investigate the identity of the authors of the codex, which is briefly described, and the importance of scientific studies and the practice of distillation and pharmacology among the Jesuats.
It is available online at https://doi.org/10.36253/978-88-5518-228-7.21
I gesuati farmacisti di Lucca
Isabella Gagliardi
Sommario: Il saggio costituisce la premessa storica al contributo successivo, dedicato al ricettario gesuato del 1562 da Marco Biffi, e descrive il contesto in cui fu prodotto quel manoscritto, che è il più importante codice farmacologico dei gesuati, cioè il convento di San Girolamo a Lucca. Si indaga l’identità degli autori del codice, che viene sommariamente descritto, e si sottolinea l’importanza degli studi scientifici e della pratica distillatoria e farmacologica tra i gesuati.
Nel 1562 il gesuato Antonio di Plasencia nell’Estremadura completò un ponderoso ricettario farmaceutico, il Libro de i secretti e ricette, precedentemente compilato dal confratello Giovanni Andrea da Brescia, deceduto prima di poter perfezionare l’opera 1. Allo stato attuale della ricerca questa fonte è l’unico ricettario gesuato completo che sia stato rintracciato e attesta il prodotto che, più di ogni altro, rese celebri i frati nell’Italia del Tardo Medioevo e della prima Età Moderna: l’acquavite. Entrambi i frati appartenevano a una congregazione per la quale il lavoro manuale era estremamente importante: i gesuati si erano specializzati nella lavorazione del vetro e nella preparazione dei colori, delle acque aromatiche e medicinali e, infine, nella copiatura dei manoscritti. Di Giovanni Andrea non sappiamo niente perché mancano i documenti perspicui, mentre è rimasta traccia documentaria di Antonio in un documento di concessione enfiteutica del 1559 (
I gesuati erano entrati a Lucca nel 1369, guidati da Bartolomeo Piccolomini 3, dove furono aiutati dal reggimento che concesse loro la chiesa extra muraria di San Regolo e i finanziamenti necessari per ristrutturarla
Il Libro fu ordinato in maniera semplice e logica, sistemando i contenuti in ordine alfabetico. È un codice molto corposo, composto da 207 carte (di circa 20 cm per 26 con specchio di scrittura variabile ma computabile in 43 linee di testo per carta) che ci trasmettono ben 216 ricette. La maggior parte delle ricette riguarda distillazioni, infusioni, decotti 9. Tra tutti i prodotti prevalgono i distillati; era convinzione comune che le acque distillate risultassero molto più efficaci delle infusioni e dei decotti, come si legge negli scritti di Arnaldo da Villanova, Giovanni da Rupescissa, Raimondo Lullo, Brunschwig e Gesner
Le illustrazioni del Libro mostrano gli strumenti in maniera molto chiara, mentre nel testo ricorrono vari strumenti di laboratorio: dal fornello, all’alambicco vitreo per distillare che, qui, compare anche nella versione «luttata» ovvero trattato con «luto sapientie, il quale luto si fa di creta viscosa et dentro vi si mette cimatura di pani et sterco di cavalla et loppa di ferro pistata in polvere, e tutte queste cose messedate insieme fanno un corpo il quale si chiama luto sapientie, del quale si lutano le bozze da distillare» 12. La bozza trattata con quel preparato risultava dunque molto ben sigillata e la sigillatura era resistente al fuoco.
Oltre all’acqua vite, ai vini fortificati, alle acque medicamentose e ad altri prodotti farmacologici, i gesuati distillavano anche qualche profumo e molte acque aromatiche. A Lucca, nonostante i divieti capitolari, si distillavano profumi, come ci dimostrano chiaramente le ricette delle «acque hodoriffere» che rintracciamo nel testo ed altri preparati farmaceutici a base di erbe e fiori, «aranci» e «biroldi» cioè pozioni curative ottenute miscelando grasso animale, spezie e pepe 13. Le acque profumate venivano distillate sia a bagnomaria, sia attraverso i procedimenti a caldo ed è assai interessante il fatto che le spiegazioni relative ai processi siano accompagnate da disegni esplicativi.
Dal momento che i gesuati non ebbero accesso agli ordini sacri fino al 1611, furono liberi di dedicarsi al loro lavoro e di commercializzarne i prodotti senza con ciò incorrere nelle prescrizioni canoniche previste per i chierici e per i sacerdoti che guadagnassero grazie alla loro operosità. Ma non era questa soltanto l’unica forma di libertà della quale godevano: rifiutando il sacerdozio essi non erano obbligati ad onorare il cursus studiorum clericale, quindi erano liberi di organizzare il proprio percorso intellettuale e formativo come meglio credevano. L’assenza di un percorso di studi istituzionale non equivalse affatto all’ignoranza; al contrario si tradusse in una forma di piena autonomia in materia culturale. I conventi erano vere e proprie fucine di volgarizzamenti, dove si traducevano anche testi complessi, a dimostrazione del fatto che i gesuati desiderosi di studiare venivano messi nelle condizioni di poterlo fare. Uno tra gli effetti più interessanti della loro autodeterminazione culturale consisté nell’importanza attribuita agli studi scientifici: non a caso tra i gesuati si contano molti «scienziati» ed «ingegneri», dagli oscuri costruttori di meridiane e di orologi ricordati in numerose cronache urbane, fino al geniale matematico Bonaventura Cavalieri, inventore della «geometria degli indivisibili» e allievo di Galileo Galilei 14.
Bibliografia
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1 «Libro de i secretti e ricette composto per frate Giovanni Andrea de Farre, de Bressa del horden d’i frai Jesuatti di Santo Girolamo. Adddorno de altre cose per me frate Antonio da Plasençia de Spagnia di detto horden, il qual libro hereditai dal detto difunto, ut supra. Nel 1562, in Lucca, in Santo Girolamo». In alto sul frontespizio la seguente nota di possesso: Questo libro è de Diego Henero de Caceres de Spagna, Il libro di Secretti et ricette conservato presso il fondo antico della Kenneth Spencer Research Library dell’Università degli Studi del Kansas. Il manoscritto è stato presentato da S. Norton in Experimental Therapeutics in the Renaissance, «The Journal of Pharmacology and Experimental Therapeutics», CCCIV (2), 2003, pp. 489-492; Id., System biology and Galen: A historical look ok combination drug therapy around the world, «Pharmacology International», 67, 2006, pp. 14-21 in partic. p. 16; Id., A Brief History of Potable Gold, «Reflections. Science in the cultural context», VIII (3), 2008, pp. 119-123, in partic. p. 123. Me ne sono occupata per il testo Gli insediamenti gesuati a Lucca tra Medioevo ed Età Moderna, in Il patrimonio documentario della chiesa di Lucca. Prospettive di ricerca, Convegno internazionale (Lucca, 14-15 novembre 2008), Sismel-Edizioni del Galluzzo, Firenze 2010, pp. 449-473. Il contributo che presento in questa sede si collega all’articolo di Marco Biffi ed è preparatorio a un nostro prossimo lavoro sul codice.
2 Archivio Arcivescovile di Lucca [da ora in poi A.A.L.], Enti religiosi Soppressi 1669, San Girolamo, c. 65r.
3 F. Belcari, Vita del B. Giovanni Colombini da Siena, fondatore dell’Ordine de’ Giesuati. Con parte della vita d’alcuni altri de’ Giesuati, Giacomo Dragondelli, Roma 1659, d’ora innanzi Vita, p. 207.
4 C. Franciotti, Historia delle miracolose immagini e delle Vite de’ Santi i corpi de’ quali sono nella città di Lucca, apresso Ottaviano Guidoboni, Lucca 1613, p. 555.
5 Cfr. A.A.L., Visite Pastorali, libro 50, c. 844.
6 A.N. Cianelli, Dissertazioni sopra la storia lucchese, Memorie e documenti per servire all’istoria del Principato lucchese, Berini, Lucca 1814, tomo II, pp. 167-168.
7 A.A.L., San Girolamo 267.
8 Cfr. ad esempio al capitolo convocato il 9 novembre 1484, Archivio Notarile di Lucca, Notari 1208 c. 112.
9 Cfr. Norton, Experimental Therapeutics in the Renaissance, cit., pp. 489-492; Ead., The Origins of Pharmacology in the 16th Century, «Reflections. Science in the cultural context», V (3), 2005, pp. 144-149.
10 M.H. Roxobeltran, Rosérios e àguas de Rosas: los livros de destilação e algumas de suas fontes medievais, «Signum», 2001, pp. 11-36, A.G. Debus, The Chemical Philosophy, Science History Publication, New York 1977, vol. I, pp. 21-222; R.P. Multhauf, The significance of Distillation in Renaissance Medical Chemistry, «Bulletin of the History of Medecin», 30, 1956, pp. 329-346.
11 A.A.L., San Girolamo 2675; 2676, 2678.
12 G. Falloppio, Secreti diversi et miracolosi raccolti dal Falopia et approbati da altri Medici di Gran Fama, In Venetia, appresso Giuseppe Tramontin, MDCLXXXVII, p. 66.
13 Cfr. I. Gagliardi, F. Salvestrini, L’insediamento dei Gesuati a Pistoia tra Medioevo e prima età moderna, Società Pistoiese di Storia Patria, Pistoia 2001, in partic. pp. 180-202.
14 A. Fabroni, Vitae italorum doctrina excellentium, Carlo Ginesio, Pisa 1778; A. Favaro, Amici e corrispondenti di Galileo Galilei XXXI: Bonaventura Cavalieri, Venezia 1915, rist. anast. Firenze, 1983; L. Lombardo Radice, Introduzione, in B. Cavalieri, Geometria degli indivisibili, Utet, Torino 1966; G. Giorello, Gli “oscuri labirinti”: calcolo e geometria nel Cinque e Seicento, in Storia d’Italia. Annali 3: Scienza e tecnica, Einaudi, Torino 1980, pp. 62-198; G. Dufner, Geschichte der Jesuaten, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1977, pp. 219-260.